martedì 10 maggio 2016

COME CI SI SPOSA E COME SI MUORE

A dire il vero, non mi era noto che naturalista e impietoso fossero sinonimi. Se Emile Zola fu il padre
del naturalismo, con questo suo breve e curioso compendio su Sposalizi e Funerali, si lascia decorare anche  dallo stemma dell'impietosità. Risalta subito all'occhio del lettore del 3° Millennio come nei matrimoni sette-ottocecenteschi si badasse più all'etichetta e al vil denaro, che non all'amore.

Del padre di un giovanotto borghese, invogliato a sposarsi con una donna non avvenente per realizzare meglio il suo studio di avvocato, Zola scrive: “Valuta quindi attentamente i patrimoni attorno a lui. (…) Poi a dire il vero, una ragazza da un milione e duecentomila franchi può permettersi di essere brutta”.

Parimenti anche negli eventi funebri, indipendentemente dallo strato sociale di appartenenza, riesce a illustrarne i peggio stereotipi come fossero lodevoli. Di una coppia di cartolai che sono partiti dal nulla e sono arrivati ad avere una onorabile attività renumerativa, alla di lei morte per tisi dice: “ Lui si reca in chiesa e discute a lungo il prezzo del corteo funebre. Non è che perché ha avuto un dispiacere che devono derubarlo.”

Curiosità: emerge spesso la condizione della donna di quella società preindustriale, talvolta ridotta a mero soprammobile nei salotti di buona società, altre volte a libro contabile, qui a oggetto plasmabile dall'astuzia del marito borghese, là vivace tenutaria di casa aristocratica. Mai dotata di intelligenza propria, se bella, Zola le riconosce autonomia di pensiero solo in caso di brutte fattezze. Un coacervo di stereotipi che davvero non mi sarei aspettata da un altro rappresentante della letteratura mondiale.

Consigliato a sociologi in erba e femministe capaci di ridere.

Nessun commento:

Posta un commento