domenica 18 settembre 2016

LA MIA VITA

E' la prima volta che inizio una recensione con il sentimento dell'imbarazzo. 
È una silloge poetica? No.
È un romanzo? No.
È un'autobiografia? NO, perlomeno nel senso classico del termine. Anche perché il sottotitolo recita: DURATA 90 ANNI, SCRITTA A 36, FINITA DI SCRIVERE 37, mi aggiunge ulteriore imbarazzo.


È un saggio filosofico? Forse ho trovato la giusta definizione, perché nel leggerlo mi è venuto un parallelo con Hannah Arendt e la sua BANALITA' DEL MALE. Nel caso di Federico Fabbri parafraserei così: IL BENE DELLA BANALITA'. Perché racconta aneddoti della sua vita, in fondo banali, ma sempre conditi da ironia, che si cala persino nella scelta lessicale, fino alla palindromia. 

Memorabili alcuni suoi passaggi (li riporterei tutti, ma poi commetterei un grave errore: riporterei l'intero libro), ad esempio, al Cap. 63, intitolato CUCINA, narra le sue difficoltà alle prese con le preparazioni culinarie, osservando: “Per fortuna che il tonno è un pesce intelligente. Per fortuna che il tonno sa entrare in una scatoletta”. No no, non è filosofia, la filosofia è troppo noiosa.

Ah ecco: è un libro dadaista e patafisico, infarcito di fulminanti battute nonsense, ma divertenti, chissà perché. C'è tanta malinconia qua e là, forse inconsapevole perSino (lo scrivo apposta così, quando lo leggerete, ne capirete il motivo) per l'autore. Ma è risaputo, dalla malinconia nasce l'Arte per eccellenza. 
Se poi la bontà di un libro è il finale a deciderla, come da sempre sostengo, allora questo libro che ha un finale sorprendentemente dolcissimo, fa innamorare il lettore. Lo manderò in giro nel Bookcrossing, perché altre menti eccelse ne possano beneficiare. Su GoodReads gli ho tolto una stellina, perché la copertina non rende giustizia al contenuto. Fosse dipesa la mia scelta dalla copertina, non l'avrei letto.

Consigliato a cittadini che, come me, per il solo fatto di esserlo, hanno la presunzione di essere al centro dell'universo (e non è vero), a romantici di paese, a giocatori di carte, ma soprattutto bevitori di vino rosso.

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