martedì 20 dicembre 2016

DOVE SCORRE IL MALE

Come ho già scritto in precedenza, non amo il genere giallo/poliziesco/noir, tranne rari casi, come quello di Scerbanenco o di Angelo Ricci, in cui la fluidità di scrittura - completamente differente l'una dall'altra, in uno, Scerbanenco, classicheggiante direi quasi proustiana, nell'altro, Ricci, a scatti, secca, per polaroid - si declina ammirabilmente in plot sorprendenti attraverso personaggi approfonditi nelle loro intimità più recondite.

Ho accettato di leggere questo romanzo di Fabio Mundadori per farne poi una recensione, solo perché non parto mai da una posizione aprioristica, ma perché mi piace farmi sorprendere, come è stato per L'ODORE DEL RISO del già citato Ricci. Così comincio a leggerne l'incipit: l'ottimo stile letterario, incisivo e di qualità mi incoraggia a proseguire. La narrazione di alcuni fatti iniziali, però, che vorrebbe essere scioccante, alla fine la rilevo soltanto come leziosa, anzi, la parola giusta è artificiosa e mi porta a insospettirmi sulla qualità del narrato.

Arriva poi il capitolo IL CIELO CADUTO, una scena da baratro, terremoto, sepoltura, fatica, stupore che stravolge la trama. Un disastro immobiliare colposo si intreccia con l'attività di un immobiliarista, che è il primo dei personaggi ad essere introdotto così, senza spiegazione. Da qui in poi purtroppo fatico a seguire il plot, frammentato in una miriade di personaggi e di accadimenti, scollegati tra loro e non solo in apparenza.
Come già accaduto in precedenza, esercito il diritto del lettore di abbandonare la lettura se non avvincente.


Consigliato a chi vuole imparare per controtendenza a scrivere gialli.

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