martedì 17 ottobre 2017

I GIORNI DELL'ALTA MAREA

Ricevo dall'ottimo Alvaro Zerboni che conosco come direttore della collana erotica di ATE e che ho già favorevolmente recensito, a lungo al comando di nota rivista erotica internazionale, questo romanzo breve che lui stesso definisce appartenente al genere giallo. A prescindere che dopo CALDO AMARO di Sara Ferri ogni giallo mi viene a noia, quello di Zerboni non vi si sottrae, caratterizzato in peggio da un incipit rutilante e inutilmente verboso, con così tanti avverbi da inimicarsi qualsiasi produttore cinematografico. Colgo però il forte intento visivo, come se fosse un film. Incoraggio lo Zerboni, se mai volesse davvero proporlo alla cinematografia italiana, di asciugarlo in avverbi e aggettivi, perché per tutto il resto piacevolmente si avverte deciso, per usare una terminologia a me cara, ovvero quella di cinema, il “movimento di macchina.” 

Il romanzo breve non smentisce l'atteggiamento erotico dello Zerboni che, pur non addentrandosi in particolari scabrosi, fa giocare il protagonista Vittorio non tanto come l'antiquario che è, ma come un generoso playboy. La tutto sommato semplice vicenda si svolge tra le via Margutta, via del Babuino, Piazza del Popolo e il suoi locali, da Rosati al Casina Valadier di Monte Mario di Roma, fino in Svizzera nella Ginevra antiquaria e da qui alla Londra di un collezionista cinese, passando per una crociera privata nel golfo dell'Argentario (che diventa pretesto dello Zerboni per mostrarci meraviglie non solo paesaggistiche), ad inseguire una rara opera giovanile di Antonello da Messina accompagnandosi ad organizzazioni di criminalità organizzata.

Se l'eccellente copia di un dipinto riesce a dare le stesse emozioni del suo originale, non vedo dove sta l'imbroglio!” Zerboni mette in bocca al suo personaggio Marcello Silvestri detto “Sòla”, quotato creatore di “falsi originali” una “teatrale concione” contro la contemporanea società, fatta “di ricattatori, di corruttori, di sfruttatori, di canaglie, di prepotenti, di trafficanti e di spacciatori di droga... ogni tanto affiora qualche scandalo che riguarda per lo più un operatore economico che con l'appoggio politico ha ottenuto appetitose commesse arricchendosi di colpo... ma poi viene messo tutto a tacere. Comunque quello che viene fuori rappresenta soltanto la modesta punta di un enorme iceberg. 'Ndrangheta, camorra e mafia controllano intere regioni e interi settori della vita pubblica, il mio lavoro in confronto è uno dei più puliti e inoffensivi. Io, in fondo, riproduco un'opera d'arte, scusate l'immodestia, alla perfezione.”

Lo scrittore mette a frutto la propria capacità descrittiva e l'amore che prova per la Città Eterna: “In quella stagione e a quell'ora l'intera città sembra sempre stemperarsi in una luce dorata che tutto avvolge, impreziosendo ogni cosa di uno struggente caldo languore. Abbagliavano al sole le rosse tonache di giovani preti canadesi che uscivano dalla chiesa di Santa Maria del Popolo; due pulmann sembrava che non smettessero mai di scaricare un brulicare di turisti accanto a una delle fontane laterali; alcuni ragazzi si baciavano sugli scalini alla base dell'obelisco centrale; le carrozzelle erano in attesa di clienti. Completava la scena un venditore ambulante di palloncini che cercava di guadagnarsi la giornata avvicinandosi, come per caso, con il suo variopinto e invitante carico, ai bambini accompagnati.”
scadendo però qua e là in errori da basso Editor: “... volevo dimostrare in qualche modo la mia riconoscenza a Marina Stern, con un pasto degno di … cher Maxim.” Casomani, sarà chez Maxim. Tuttavia riesce a parlarci di tematiche a lui care: la storia di Roma Antica, l'arte del Quattrocento, la bellezza delle donne.

Finale frettoloso, consolatorio (due difetti in uno) parzialmente compensato dal fatto che, almeno, è aperto.


Consigliato a lettori non troppo pretenziosi in fatto di gialli, ad amanti della storia di Roma, a collezionisti d'arte quattrocentesca.

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