martedì 16 gennaio 2018

IL MIO MIGLIORE AMICO E ALTRE STORIE

Avrei intitolato il primo della raccolta di racconto L'AMICO RITROVATO se non fosse già stato utilizzato da un grande del passato, Fred Uhlman (e di oggi: certa letteratura si fa per se stessa eterna) e credo che anche l'autore, Fabio Angelino, abbia desiderato la stessa cosa, visto che lo cita ben sette volte, come pure per ben sette volte cita quello che è l'autore preferito di suo nonno: Hemingway, cui fisicamente somigliava persino. Narra di come l'undicenne protagonista, dai genitori in crisi matrimoniale, si riavvicini al nonno paterno grazie ad un escamotage del nonno stesso: suggerirgli la lettura del suo romanziere preferito, Hemingway per l'appunto, facendogliene trovare “casualmente” una selezione sul tavolo.

La vita della famiglia era stata sconvolta dalla morte del fratellino del protagonista, come scrive meditabondo:“Mio fratello era morto. E con lui anche i miei genitori. Non sarebbero più stati gli stessi”.
Se c'è un aggettivo che qualifichi Fabio Angelino e la sua scrittura, direi proprio meditabondo, ne riporto qualche esempio:
“ … le cose tristi servono. Servono a farti apprezzare maggiormente le cos felici che ci circondano e di cui a volte non ci accorgiamo.” , “Siamo fatti così, abbiamo bisogno di essere accettati o, almeno, credere di esserlo.” , “Le conversazioni, per essere oneste e buone, hanno bisogno di parole quanto di silenzi.”, “Piuttosto soffri la solitudine, ne uscirai più forte e sarà più facile capire chi sono le persone che meritano di starti accanto.” , “In fondo, per un motivo o per l'altro, siamo sempre distratti e fatichiamo ad accorgerci della bellezza che ci circonda.”, “Saggezza? È facile essere saggi, dopo una vita di sbagli.”, “A volte dovremmo prendere proprio i nostri cari e abbracciarli, e sussurrarli all'orecchio quei ti voglio bene che sembrano banali, ma che in fondo, sono un prezioso carburante per il motore della felicità.”.

Interessante le sue considerazioni sul mostrarsi, o meno, debole da parte di un uomo, si direbbe persino d'impronta anti maschilista e comunque avverso agli stereotipi di genere, come ne ho scritto in STANDING OVULATION: “Perché, come tutti gli uomini, preferiva apparire forte e coraggioso, e com'era stato bello aiutarlo a capire che scoprirsi deboli, a volte, aiuta a sentirci più vivi e non ci sminuisce affatto.”

Un difetto soltanto: “... orologio a dondolo...” Non sapevo potesse esistere un orologio a dondolo. Solo quello a pendolo.

Il nonno, dopo la sua morte, rivelerà al nipote in un biglietto infilato proprio tra le pagine del famigerato libro, letto soltanto in età matura: “Sperando che tu riesca a comprendere il mio gesto, così coraggioso eppure così debole, ti ricordo che la salvezza sarà sempre nascosta tra le pagine dei libri, starà a te scegliere da quale penna farti condurre.” Con la lettera d'addio al nipote di un nonno morto sulle orme di Hemingway, finisce così il primo racconto che ha il sapore e il ritmo di un romanzo breve. Bravo Angelino.

CORDE È il secondo racconto, che sembra esordire con la narrazione di un suicidio. Tutti gli elementi della scena lo fanno pensare: la descrizione di un volto giovane precocemente invecchiato e mesto, l'opacità delle iridi, lo sguardo che sale al soffitto in legno che presenta una trave grossa distanziata dal culmine mezzo metro. Si direbbe che qualcuno stia prendendo le misure. Poi, il rovesciamento, abile tecnica letteraria per disorientare il lettore: quel mesto protagonista sta sì salutando gli amici e affidando il cane alla ex, ma si dice indirizzato verso il roseo futuro di un cantante agli esordi. Invece. La faccenda si risolve in poco più di venticinque pagine.

DUE VECCHI AMICI Il terzo racconto mina un po' il mio entusiasmo: se nel primo avevo notato un paio di errori nell'attribuzione di articoli determinativi (subito sviata dall'equivocità della frase che non ne permetteva la scelta), in questo c'è un GLI (articolo) al posto di un LI (pronome). Ve lo lascio trovare. “Non pensavo che l'amicizia potesse perdurare così a lungo, non pensavo che potesse ressitere tanti anni al silenzio e a quell'indifferenza.”

IL GERMOGLIO DI UN AMORE “Chi non è mai stato innamorato, li avrebbe presi per due incoscienti.” Li e non GLI, qui è tutto perfetto. Comincio a credere che, quella di prima, sia stata la distrazione del correttore di bozze.

IL NUMERO CHE VOLEVA ESSERE UNA LETTERA Come convincere uno ZERO che voleva essere una O: “Accettarci. Penso che tutto sarebbe più bello se solo accettassimo i nostri limiti. E non sto parlando di matematica.” Bella metafora ironica del nostro vivere umano, gradevole tecnica narrativa, anche se non eccelsa: bravo Angelino

LA SOLITUDINE DI UN VECCHIO BASTARDO, LO SCRITTORE, PECCATO E MORTE, SULLA SPIAGGIA, (dove continuano a susseguirsi le indecisioni tra LI e GLI: allora la responsabilità è dell'autore, ma anche della disattenzione dell'Editor), TI AMO ANCHE SE NON SO COS'È L'AMORE sono in sequenza gli ultimi brevi racconti da cui si desume soltanto l'estrema sensibilità dell'autore, niente più. Diciamo che, come accaduto altre volte, se l'editore o il direttore di collana avesse potuto decidere l'ordine dei racconti all'interno del libro stesso, lasciando per ultimo quello che invece è stato proposto per primo, al lettore sarebbe rimasto in bocca il sapore della soddisfazione. Così, invece, gli resta solo il gusto d'incompletezz, come mi accadde per BORIS LO STRANO CASO DEL MAIALE GIALLO https://leggolibrifacciocose.blogspot.it/2017/11/boris-e-lo-strano-caso-del-maiale-giallo.html. Suggerirei, anzi, di pubblicare solo IL MIO MIGLIORE AMICO che ha il tenore di un romanzo in sé.

Consueta annotazione mia sulla copertina, che, come già si sa, ritengo venda l'opera in sé: efficace e sintetica, Un'altra stellina meritata su GoodReads. Sarebbero state cinque, se solo l'Editor avesse corretto gli errori.

Consigliato agli indagatori di grandi sentimenti (come l'amore per i nonni), a sentimentali dunque dal cuore tenero per scoprire che non esiste solo l'amore di coppia.

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