lunedì 5 febbraio 2018

ANTIMERDA POETICA

Se dovessi scegliere un verso simbolico e rappresentativo di questo autore Andrea Finottis, sarebbe: “Credo che il segreto / sia essere leggeri / senza essere vuoti.”


In questo senso il Finottis ci va pesante. Infatti, la sua è una poetica cerebrale, non si perde in arzigogolati manierismi e nemmeno dietro a scontate rime, andando contro ogni regola del poetare comunemente inteso. Tuttavia il primo componimento, si ispira a versi di petrarchesca reminescenza. In chiusa, io che su Facebook ho inaugurato un album fotografico dal titolo: “Non amo gli aforismi altrui, preferisco sbagliare da sola” in quanto il dover citare qualcos'altro che non sia farina del proprio sacco è deleterio ai fini della credibilità personale, mi sento gratificata dall'affermazione del Finottis: “Quelli che fanno sfoggio del loro acculturamento / palesando sovente il proprio erudimento / con citazioni continue dei libri letti / costoro sono esseri uguali a quelli che voglio combattere / cioè stronzi.” Sono sollevata con la sua approvazione, temo infatti che a trovarsi in opposte posizioni col Finottis ci sarebbe solo da perdere.


32 POLLICI IN TESTA
Un dito in culo e uno sul telecomando
è tutto quello di cui avete bisogno
per essere felici
nella democrazia del grattaevinci.
Girate col Suv in debito
fingendo di essere ricchi e deridendo i poveri.
(…)
La merda è con voi e con il vostro spirito.
Andate affanculo.
Amen.

La poesia IL LAVORO NOBILITA L'UOMO sarebbe da reintitolarsi IL LAVORO DEBILITA L'UOMO. In PIOVE SULL'AMORE il Finottis critica ferocemente un certo tipo d'amore: “Ve lo dico io ragazzi / è stato l'amore! / L'amore / per la beota stupidità / per l'adeguarsi agli altri / per il proprio esclusivo interesse / per la sessualità ipocrita.”

In PAROLE SPARSE  tutta l'amara missione delle parole del poeta, perché umile Cassandra inascoltata che parla di sé: “... forse utili / forse inutili / ma sempre con dentro qualcosa / di colui che le ha scritte.” che viene ripresa in FORSE, LA VITA: “Io, rido e canto / penso e spero / ma sono fermo, urlo più forte di tutti / nessuno ascolta, e se mi ascolta ha occhi strani / specchi della mente a distanze siderali.” CHE FARSENE DEI POETI mi conferma il sentire del Finottis, che anche se dileggiato, inascoltato, disprezzato “un poeta resta un poeta / per non essere un altro / qualsiasi qualunque.” e in CERVELLI OBLITERATI, con amara ironia, conclude: “Tristemente / la poesia succhia cazzi per campare.”.

Alla fine del primo terzo del libro, ci propone un racconto VASCHE BIOLOGICHE SEMOVENTI in cui il Finottis parla dei personaggi plasticati che attraversano la vita come meri transiti di cibo, («Ecco alcuni che non altramente che transito di cibo, e aumentatori di sterco e riempitori di destri [=cessi] chiamarsi debono, perchè per loro non altro nel mondo apare, alcuna virtù in opera si mette, perchè di loro altro che pieni destri non resta» per dirla alla Leonardo Da Vinci), attribuendo loro l'appellativo del titolo, forse fin troppo gentile. È un tema che torna spesso in questa raccolta poetica contro la merda del vivere alienato cittadino, con “mariti fuchi”, “figli imbottiti” e suv, donne imbellettate dall'hair stylist di turno, città piena di gente “dalla faccia tesa”, chiusa dentro un “videogioco ossessivo”, le narici “piene di polvere” (chissà quale? Sapendo che a Milano la coca è lo stupefacente più venduto, la mia è ironia) “si sentono liberi quando sniffano”, ecco appunto. Temi che tornano come proiettili in VOLARE VIA: “Volete sposarvi in chiesa / e poi farvi sodomizzare dai trans brasiliani?”

Andrea Finottis si fa portavoce dei padri (e dei genitori in assoluto), quando ci scrive delle disattese aspettative da parte dei figli, con quella lucida disillusione che riconosce i propri errori. È talmente efficace, questa poesia, che merita di essere riportata nella sua interezza, anche perché avendo io figli, mi ha toccato le corde più vibranti:
SPERMA DELUDENTE
Speri nello sperma
che cresca meglio di te
e invece un giorno
ti ritrovi davanti uno ancora più stronzo
con le magliette che fanno pubblicità a marchi noti
che pensa solo a comprarsi oggetti come hanno gli altri
che si atteggia e parla aderendo alla moda del momento
un vero cretino
e quel cretino è tutto quel che lasci su questo pianeta.
Credevi di fare un figlio
e invece hai cagato l'ennesimo stronzone
e la cosa più agghiacciante
è che la sua stronzaggine deriva dalla tua
è cresciuta proliferando
tutte le volte che non hai reagito
facendo come facevano gli altri
non spegnendo la televisione davanti all'idiozia
ridendo ebete alle battute razziste
considerand con superiorità chi stava peggio.
Concentrandoti solo sulla materialità
hai trasmesso stupidità.
Chi segue solo se stesso
ribellandosi
affermando quello che pensa
non lasciandosi trasportare dalla corrente
ma andando controcorrente
subendone gli svantaggi
solo lui
trasmetterà qualcosa di valido
e può sperare in qualcosa di migliore.

... uomini, donne, vecchi, bambini. / Tutti uguali nella sorte, / la morte è democratica / e la mitragliatrice la consegna / con spedizione ultraveloce di piombo.” dove la mitragliatrice è lo strumento in mano al poeta che usa le parole in guisa di proiettili (la morte sarà democratica, ma l'arte no) per “Mangiamerda galoppano scarrozzando liberi / lungo le praterie dei centri commerciali (…) Ma se sei scemo / sei felice anche quando muori.” , “noto che creano minivicoli tra pochi sparuti alberi. / Questa civiltà è una palese presa per il culo.”“non mi guarderebbero sempre male / stocazzo.” è una chiusa fulminante, non solo antimerda, ma anche antipoetica.

Ma l'applauso mi scatta quando accenna al sentimento. Se al Finottis capita di amare, è amore mai sdolcinato, ma severo e perspicace: “e solo col tempo capirai / leggerai chi sono / e finalmente lo capirò anch'io (…) senza farci sfuggire tra le dita.” “Ora invece stiamo dentro ai monitor / anche quando ci baciamo. / Però l'altra notte / il sapore della tua figa che leccavo / mi ha fatto ritrovare la vita / per quasi un'ora / ma l'ho ripersa / quando mi hai chiesto / dove andiamo domenica prossima.”: il Finottis mi fa riflettere su quanta amara delusione ci sia nel vivere se mancano ideali che vadano al di là dell'amore.

Quasi in chiusura della raccolta, colgo il motivo per cui ho amato da subito la poesia di Finottis: ritrovo qua e là immagini, parole, luci, colori a me cari quando, anni fa, durante la mia tarda adolescenza, avevo raccolto pensieri sparsi in poesie. Con questo non voglio affermare che ANTIMERDA POETICA sia tardoadolescenziale, ma semplicemente ritrovare la ragione per la quale certe cose ci piacciono e certe no e anche per non perdere l'occasione di essere autoreferenziale. Sono autocritica e autoironica. Praticamente un'auto. A lettura finita, come di conseuto mi sono interessata dell'autore: mi sorprende sapere che siamo praticamente coetanei (va be' io un po' più vecchia). In fondo, in un angolo recondito del cervello, mi si era creata davvero l'immagine di trovarmi al cospetto di uno spirito adolescenziale.

Consigliato a chi ama la poesia di contrasto, chi vorrebbe utilizzare la poesia contro la società, a chi vorrebbe una società più partecipata e meno imbottita di suv.

Nessun commento:

Posta un commento