martedì 13 marzo 2018

DORA STURM


Mi dispiace solo di una cosa: che conosco Antonino Emanuele Valere come Editor (nonché architetto) da quando, due anni or sono, andai ad un workshop di Editoria al Tempo del Digitale,
quindi temo di non conservare la mia proverbiale quanto lucida distanza dalle due opere che mi ha chiesto di recensire. È il primo a farmi questa richiesta esplicitamente: afferma di seguirmi sui Social e di essersi deciso grazie alla mia imparzialità. Spero di non deluderlo. Dei due romanzi, inizio da quello che mi suona un po' sturm und drang. (Emanuele perdonami perché ho l'impressione che tu abbia sbagliato nel tirare ad indovinare quale dei due avrei attaccato per primo, visto che ultimamente ho recensito romanzi erotici e che, dal titolo, suppongo che il tuo altro lo sia).

Mi chiedo cosa l'abbia ispirato per scegliere questo nome così “tempesta e impeto”. Al termine della lettura, suppongo, più che ad ogni altro cristallizzato da quel movimento tedesco, si sia maggiormente riferito al concetto di oltreuomo, il cosiddetto Übermensch, che ribalta l'ordine costituito, concepito come genio al di fuori di qualsiasi cànone estrinseco, come a voler giustificare la ricerca, forse vana, del protagonista, ben raffigurando l'inquietudine contemporanea che si sazia solo con il desiderio dell'impossibile.

Inusuale per un autore posizionare i ringraziamenti nelle prime pagine, che di norma leggo anche se in fondo al libro. Da questo cambio di consuetudine, mi dovrei aspettare una scrittura di novità. “E grazie in anticipo - e infinitamente – a chi leggerà per leggere, e leggerà con leggerezza.” Sta ringraziando proprio me, che onore. Me lo conferma anche la dedica. Io che sono “rinata” più volte nella mia vita (e non è solo un modo di dire), la dedica del Valere: “a chi ha la forza di rinascere” mi emoziona a tal punto da farmi venire le lacrime.

Se riportassi le frasi che colpiscono maggiormente, riprodurrei il libro, e le amo molto perché sono caratterizzate da una ricerca raffinata di vocaboli ed espressioni filosofiche. Una su tutte:
E il conducente commetteva l'errore più grande: avanzava verso il passato.” Poi però mi accorgo
quasi a metà del libro che cotanto modo di scrivere lezioso e ridondante, mi viene a noia, qui l'apice dell'ingiustificato:
Arrivò a Milano senza concedersi il lusso di stupire nessuno, tanto meno se stesso.”

Non abbandono il libro al suo tragico destino alla Pennac, solo perché il Valere dissemina perle letterarie come: “Non si dovrebbe mai raccontarla a nessuno, la verità. Si corre il rischio di restare nudi e assiderati nel bel mezzo di una grandinata mai vista.” “Leggerezza: (leg-ge-réz-za) n.f. pl. -e. Saggezza camuffata da superficialità.”

A tre quarti del libro, sul finire della missione del protagonista, si verifica l'incontro inaspettato. Una sorta di colpo di scena senza scena e senza colpo.
Forse la Sturm poteva leggere dentro i silenzi, come i sensitivi e i veri scrittori, che poi fa lo stesso.”
Torna a vivere, Mattia. Le risposte che cerchi arriveranno quando avrai smesso di fare domande.”

Come nascono i libri?” le chiese “Li scrive la vita? La loro gestazione ha a che fare con la stessa casualità per cui ce li ritroviamo tra i piedi?”

Perché non c'è niente in natura che abbia arroganza e forza di procedere in linea retta.” Per me, potrebbe anche finire qui, in sospensione, invece il Valere procede ancora per qualche capitolo, senza far accadere nulla. Quindi non mi fermo, nonostante la noia. E per fortuna, perché rilascia ancora pillole di saggezza, come:

Era stato bellissimo perdersi nelle consapevolezze di chi racconta per mestiere e maledizione.”

Un non dare più seguito a reconditi desideri”

L'ultimo capitolo, il 10, è davvero pleonastico, e per un attimo mi balena la presuntuosa considerazione che se il Valere lo volesse tenere, che lo inserisca prima del viaggio a Lugano.

Invece no, proprio al termine dell'ultimo capitolo, il secondo “classico” colpo di scena, in posizione non classica. Un finale doppio, basato su dotte considerazioni su cosa sia la scrittura che meriterebbero una trattazione più spaziosa, anche in chiave poetica, e su una sorpresa che ci lascia librati sull'ignoto, ma che già immaginiamo, ormai conquistati dalla speranza disperata del protagonista. Come spesso accade, il valore di un romanzo lo fa il finale. Bravo Valere! E non lo dico per piaggeria.


Consigliato a chi vuole conoscere passo passo un autore dal suo “primo vero romanzo” che ha scritto da “imberbe” (sebbene lo veda portare da almeno due anni uno spesso barbone) per seguirlo nella sua che sento inevitabile e bella evoluzione.

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